La Cattedrale insiste su una basilica paleocristiana (secoli IV-V) che si trovava entro il perimetro della città romana sul cardo maximus (le attuali via Rossini - via Branca) ed è dedicata a Santa Maria Assunta. In epoca medievale era stata intitolata a San Terenzio - primo vescovo di Pesaro, martire e patrono cittadino - di cui accoglie le reliquie. Risultato di molteplici restauri e rifacimenti nel corso dei secoli, l’aspetto attuale riflette una storia millenaria ed è quello assunto dopo l'integrale ricostruzione dell’Ottocento che ne lascia intatta la facciata duecentesca; quest’ultima costituisce per Pesaro l'unico esempio relativamente integro di architettura romanica. Caratterizzato da due lesene in pietra bianca calcarea e dalla presenza di un arco a sesto acuto, il portale trecentesco è fiancheggiato da due leoni stilofori (secoli XI-XII).
L'interno si mostra invece in stile neoclassico nella sua ristrutturazione ottocentesca (1847 - 1903) firmata dall’architetto fermano Giambattista Carducci e dal bolognese Luigi Gulli. La pianta ricalca quella della basilica paleocristiana a croce latina, con tre navate scandite da nove pilastri che sostengono il soffitto a cassettoni con l’ampia cupola decorata a crociera, sette altari e tre cappelle. L’abside è illuminata da cinque vetrate policrome di Alessandro Gallucci (Pesaro 1897-1980) che raffigurano i santi e i beati pesaresi: da sinistra, la Beata Serafina Sforza, San Decenzio, San Terenzio, Sant’Eracliano e la Beata Felice Meda. Di altissima qualità artistica è l’affresco in fondo alla navata sinistra risalente all’ultimo scorcio del ‘400 che raffigura la Madonna col Bambino e i Santi Pietro e Girolamo e in basso il Cristo morto tra due angeli; l’opera si può assegnare ad una bottega urbinate attiva nell’orbita di Giovanni Santi, padre di Raffello che probabilmente lavorò all’opera in giovane età. Da segnalare anche le tabelle della Via Crucis di scuola pesarese (XVII secolo), il mobilio settecentesco della sagrestia il cui disegno si deve a Giannandrea Lazzarini e la novecentesca cappella battesimale con gli affreschi e la splendida fonte in marmo rosso di Verona.
Ma il tesoro più grande per cui una visita alla Cattedrale è imperdibile sono i due splendidi pavimenti sovrapposti decorati a mosaico, che si estendono per tutta la chiesa con una superficie di circa 900 mq ciascuno, scoperti nel 1865 in occasione della radicale ristrutturazione. Viene così ritrovata, a quasi due metri sotto il piano di calpestìo, la basilica che la critica identifica nella cattedrale paleocristiana. I due livelli di pavimentazione ben rappresentano la complessa stratificazione della chiesa, dalla prima costruzione risalente ai secoli IV-V alla configurazione attuale. Quello superiore a - 1,40 m si può datare alla fase bizantina (metà del VI secolo d.C.) grazie al pannello posto all’inizio della navata centrale su cui è inciso il nome dello stratega di rango consolare dell’apparato imperiale - Johannis - committente della ricostruzione della basilica. Nel corso dei secoli questo pavimento è stato sottoposto a parziali rifacimenti particolarmente intensi soprattutto tra l’XI e il XIII secolo: si inseriscono così nella partizione geometrica bizantina caratterizzata da un raffinato linguaggio iconico (pavoni, pesci, aquile, croci uncinate) nuovi modelli figurativi derivati da compendi letterari come i Bestiari e il Liber Monstruorum (sirena bicaudata, grifone, basilisco) o ispirati dai testi letterari che circolavano nell’Europa medievale. Su questo piano convivono così vocabolari espressivi diversi che offrono una sintesi preziosa delle diverse iconografie stratificatesi in otto secoli di storia (dal VI al XIII secolo). Il pavimento a quota a -2,10 m - che presenta una perfetta corrispondenza della partizione in fasce con quello superiore confermando la sovrapposizione delle due strutture - risale all’edificio di culto paleocristiano databile fine IV - inizio V secolo d.C. Di questo piano sono stati messi in luce solo alcune brevi porzioni da cui emergono raffigurazioni realizzate con tessere policrome sia con motivi geometrico-floreali anche molto complessi sia con simboli cristiani come pesci, colombe e nodi salomonici.
L’esplorazione della reale estensione dei mosaici per consentirne recupero e visione, avviene nell’ultimo decennio del Novecento e si conclude con la costruzione di una pavimentazione sopraelevata in elementi di acciaio realizzata negli anni 1999/2000 a cura del Ministero per i Beni e le attività culturali. Oggi alcune porzioni della superficie musiva sono visibili dai visitatori attraverso ampie specchiature in vetro cristallo praticate nel pavimento. Su richiesta, è inoltre possibile visitare l’area archeologica della navata di destra e del sagrato, superficie quest’ultima a cui si estendeva la basilica paleocristiana e che venne interrata con la ricostruzione dell’edificio sacro dopo la guerra greco-gotica.
via Rossini 56
proprietà e gestione Arcidiocesi di Pesaro
modalità d’ingresso la chiesa è visitabile dalle 7.30-12 e dalle 16-19.15 compatibilmente con lo svolgimento delle celebrazioni liturgiche
su richiesta, visite guidate all’area archeologica
accesso disabili è possibile per la Cattedrale ma non per l’area archeologica
tel 0721 30043 Arcidiocesi di Pesaro www.arcidiocesipesaro.it
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