Nel 1997 a 27 anni Simona Vinci, classe 1970, scrittrice, traduttrice, nonché autrice e conduttrice di programmi televisivi e radiofonici, pubblica Dei bambini non si sa niente, una storia di infanzia e sesso ambientata nella periferia emiliana dove Vinci è nata e vive ancora. Il libro ha molto successo, fa molto discutere e diventa anche un caso internazionale. Quasi vent’anni dopo, dopo molti libri e dopo un lavoro di anni, esce La prima verità, romanzo che è entrato nella cinquina finalista del Premio Campiello 2016. Un’opera che mette insieme la ghost story, il memoir, il romanzo storico, il reportage e la poesia, sempre seguendo il filo della follia. Da Budrio, dalla storia personale (e famigliare) della scrittrice, arriva fino a Leros, isola greca che ha ospitato un ospedale psichiatrico-lager costruito per accogliervi tutti quei pazienti psichiatrici sparsi per la Grecia, considerati incurabili. Tra il 1958 e il 1981 più di quattromila persone vennero scaricate nei sedici padiglioni, fino a quando, negli anni Novanta, l’Europa ne impose la chiusura.
Sull’amore per la lettura e la scrittura Simona Vinci ha dichiarato: «I libri mi spiegavano il mondo, mi portavano in centinaia di posti diversi, non facevano rumore ma parlavano, erano per me la cosa più magica e affascinante di tutte, perché tutte le comprendevano. Lo penso ancora. Gli dèi, per me, erano quelli che scrivevano le storie e io volevo essere un dio. Non ho mai desiderato davvero niente altro».
Durante gli anni dell’Università a Bologna, Vinci conosce poeti e scrittori: Carlo Lucarelli, Marcello Fois, Giampiero Rigosi e quelli che erano stati i loro maestri o fratelli maggiori, Loriano Macchiavelli, Luigi Bernardi, Stefano Tassinari. Così ha raccontato: «Bologna era un posto in cui gli scrittori si trovavano bene, con la città in sé e tra loro: si frequentavano, si scambiavano pareri su ciò che andavano scrivendo e accoglievano i giovani aspiranti autori con una freschezza e una semplicità che oggi mi pare ancora più straordinaria. Ho avuto la fortuna di avere Carlo Lucarelli, che allora era appena stato promosso consulente per Stile Libero, come mio primo lettore: avevo appena finito di scrivere un racconto lungo che si intitolava Scene di morte e sentivo che aveva il respiro per qualcosa di più. Gli domandai se avesse tempo di leggerlo: lo lesse e decise di mandarlo a Severino Cesari dell’Einaudi. Dopo un paio di settimane ricevetti una telefonata dalla Casa Editrice e un anno dopo, nel 1997, fu pubblicato Dei bambini non si sa niente, il mio primo romanzo».
E, con gratitudine afferma: «E’ una fortuna incredibile avere dei lettori, una grazia che già da sola, per quanto mi riguarda, ripaga ogni ambizione. Scrivere e leggere sono le uniche due attività che mi regalano la suprema pienezza: stare sola essendo in compagnia».
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