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Ex Amga, Ricci: «Nascerà polmone verde»

Presentato il progetto che chiuderà la bonifica con le tecniche di fitorimedio. Piante, alberi e lago con ninfee

PESARO – All’ex Amga la bonifica si chiuderà con le piante. Per la precisione 147 alberi di prima grandezza, 90 alberi di seconda grandezza, 83 arbusti e 375 erbacee perenni. Distribuite fra 21 diverse specie di latifoglie, sempreverdi e decidue. Nascerà anche un lago, a forma di foglia di quercia. «In questi anni abbiamo messo tre milioni per la bonifica», dice Matteo Ricci, presentando il progetto al quartiere. «Poi il parere dell’Iss ha definito la direzione finale di marcia». Ovvero: «Lì non si potrà più costruire. E l’ultimo step della bonifica si farà con le piante». Quindi: «L’inquinamento residuo rimasto in alcune parti di terreno si risolverà con il fitorimedio». Una svolta, secondo il sindaco, che coincide con l’obiettivo di «fare respirare il quartiere». Così, dopo il convegno nazionale dell’Arpam a Pesaro, «il caso pesarese potrà assumere una valenza nazionale. Perché i principali studiosi si sono confrontati sul punto». Il progetto definito con l’università della Tuscia (presente il professore Paolo De Angelis, affiancato dall’assessore Franca Foronchi, ndr), prevede «uno studio approfondito delle tipologie di terreno. E’ stata anche inserita una passerella di legno: nella prima fase, finché le piante non avranno attecchito, lo spazio non potrà essere calpestabile. Poi buona parte dell’area potrà essere fruibile. Nel frattempo continueremo la bonifica della falda. E c’è l’idea di realizzare un lago, che servirà per la depurazione delle acque».

 

PERCORSO - Sulle modalità: «Ora partiremo con iter autorizzativo e Conferenza dei servizi. E’ anche possibile che il progetto possa avere piccole modifiche, ma la filosofia non muterà. Il Comune investirà altri 300mila euro, spendibili dal gennaio 2020». I tempi: «I lavori partiranno all’inizio del 2020. E’ presumibile che nel 2021 si possa avere non solo l’area verde, ma anche il parco fruibile». Ancora: «Questa è la fine della bonifica. Che, ribadisco, farà il Comune ancora una volta. Alla fine spenderemo tre milioni e 300mila euro, contro i 700mila euro messi dai privati. Anche se la sentenza attribuisce a loro l’80 per cento della responsabilità». Dopodiché, «l’Iss ha detto che lì non si può costruire e non si costruisce. Se i privati vogliono trovare una soluzione seria ci chiamano e ragioniamo su come spostare altrove la previsione urbanistica. Noi faremo in ogni caso la parte finale della bonifica con il verde. Anche perché non ci sarà un dirigente del Comune che potrà firmare, nei prossimi anni, la costruzione della terza torre. Dopo il parere dell’Iss, che ha tagliato la testa al toro».

 

PROGETTO - Il lavoro, nato dalla convenzione tra Comune, università della Tuscia e Arpam, mette al centro tecniche di fitorimedio. Ovvero l’impiego combinato di piante (arboree, arbustive, erbacee, ndr) e microrganismi del suolo. Selezionati direttamente nell’area. E testati per le loro capacità di aggredire i contaminanti organici. «Le piante – spiegano i tecnici -  sono state selezionate per le dimostrate capacità di bonifica di suoli contaminati: sviluppo radicale, elevata attività traspirativa, buona capacità di accrescimento e diversa stagionalità di sviluppo».

La disposizione nell’area dei diversi sistemi vegetali «sarà conseguenza delle funzioni che dovranno svolgere e della distribuzione della contaminazione residuale, confinata nella parte più prossima a Via Morosini». Mentre «nella parte dove la contaminazione risulta essere più limitata (lato sud, ndr), la disposizione dei sistemi vegetali segue criteri anche estetici e di fruizione dell’area verde». Non solo: «Il progetto andrà ad interagire con la contaminazione della falda, in modo indiretto e diretto. Con la diffusione dei consorzi microbici negli strati saturi del terreno, sia in fase di impianto della vegetazione che successivamente. Con un sistema di irrigazione profondo, si attiveranno i processi degradativi dei contaminanti organici anche nel terreno saturo. Con effetto migliorativo della qualità delle acque». In aggiunta, sarà realizzato un «sistema pilota di fitodepurazione delle acque di falda, per affiancare e rendere più sostenibile l’attuale sistema di messa in sicurezza (pump & treat, ndr).

 

LAGO - «Ulteriore elemento di mitigazione ambientale», rilevano i tecnici,  «sarà l’utilizzo delle acque già depurate per l’attivazione di un piccolo biolago. In grado di aggiungere biodiversità e qualità al sito». Nel lago «troveranno collocazione piante acquatiche depurative e di alta qualità estetica». L’esempio si richiama alle ninfee, «utili a creare un habitat idoneo all’inserimento di pesci specializzati nel controllo delle zanzare».

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