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La nascita del cinema

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Ciak in scena! Prima conferenza sul rapporto tra cinema e teatro a cura di Federico Ciceroni e Paolo Montanari.

Ciak in scena! è il titolo di quattro conferenze sul rapporto cinema e teatro inserite nella programmazione di Pesaro Capitale italiana della Cultura 2024, che si terranno nella Sala Rossa del Comune (Piazza del Popolo 5) alle ore 17. L’evento culturale è curato dal regista e sceneggiatore Federico Ciceroni e dall’autore e critico cinematografico Paolo Montanari con il patrocinio del Comune di Pesaro, il sostegno della Società operaia di mutuo soccorso, l’unione nazionale cavalieri d’italiano sez di Pesaro, il Cif comitato comunale, il Museo della Marineria W.Patrignani e radio talpa media partner.

Nell’incontro introduttivo del 12 gennaio Federico Ciceroni parlando della nascita del cinema evidenzierà quali sono gli elementi in comune con il teatro, ma anche le loro differenze. I primi film furono realizzati ad esempio dalla Edison, erano di fatto spettacoli teatrali ripresi con la cinepresa. Solo con il tempo il cinema ha trovato un linguaggio proprio. Ma il legame con il teatro è continuato anche negli anni successivi. Fin dal Medioevo al teatro si accusa di falsità, finzione, che agli occhi della chiesa rappresentava il male. Questo non è accaduto al cinema e agli attori.
Nel tempo l’attore rimane costantemente mentre nel teatro si aggiungono i guanti, gli istrioni. Il recitare tutte le sere per sant’Agostino, Tertulliano crea sospetto di falsità. Di contro il mezzo cinematografico è percepito come uno strumento più nuovo e cambiamenti dei tempi e delle concezioni morali. L’attore cinematografico è considerato colui che recita in un luogo lontano. L’attore teatrale non torna alla vita normale, ma si sdoppia in un altra persona. Il cinema è uguale per tutti e ci rassicura. Il teatro ci fa vivere una esperienza unica ogni sera. Vi sono delle affinità fra cinema e teatro legate all’aspetto  dinamico. Nel cinema di Melies o nell’espressionismo tedesco di Murnau, troviamo il teatro. E vi sono stati registi come Bellocchio, Olmi, Martone che si sono rivolti all’esperienza teatrale e Ingmar Bergman che nel film “Vanità e affanni” riprende il monologo di Macbeth.

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