Contenuto principale

Sostegno alle donne vittima di violenza: stamattina il seminario promosso dalla Rete provinciale “Virginia”

Il presidente del comitato dei sindaci dell’Ats1 e assessore alla Solidarietà Pandolfi: «Potenziamo i servizi offerti dalla Rete inter-istituzionale; obiettivi del prossimo triennio: rafforzare il percorso di reinserimento sociale e lavorativo delle donne»

Si è svolto stamattina il seminario “Linee guida operative per la presa in carico socio-sanitaria delle donne vittime di violenza” promosso dall’Ambito Territoriale Sociale n. 1 e rivolto ad assistenti sociali e psicologi dei servizi socio-professionali dei comuni, del consultorio, degli ospedali di Pesaro e Urbino, del Centro antiviolenza, della casa-emergenza Ipazia e della casa-rifugio Mimosa.

L’iniziativa rientra tra le attività del Protocollo di rete siglato la scorsa estate da soggetti qualificati, e coordinato dall’Ambito Territoriale Sociale 1 e dalla Prefettura di Pesaro e Urbino. Il Protocollo coinvolge 20 realtà impegnate in una rete professionale e solidale. Rete che, da oggi, ha anche un nome: Virginia; come il nome della protagonista di una canzone scritta da Giacomo Leopardi nel 1819, vittima del primo femminicidio documentato avvenuto a Pesaro.

«Prosegue l’impegno dell’Amministrazione e dell’Ats1 – aggiunge Pandolfi - a potenziare i servizi a sostegno delle donne vittime di violenza». In questo senso, «Virginia, il Protocollo di rete e le linee guida condivise dai 20 soggetti firmatari, sono un passo fondamentale per definire procedure e strategie condivise, per coordinare gli interventi e, di conseguenza, per essere ancora più presenti e incisivi nel sostegno alle donne vittime di violenza». L’obiettivo è «contrastare il fenomeno della violenza di genere, garantire soccorso, assistenza e sostegno alle vittime, promuoverne il reinserimento sociale e lavorativo» sottolinea Luca Pandolfi, assessore alla Solidarietà e presidente del comitato dei sindaci dell’Ats1.

Obiettivo che si collega allo “storico” lavoro svolto dalla Rete antiviolenza territoriale fondata dal 2008 e coordinata dall’Ats1 che istituì il Centro antiviolenza provinciale “Parla con Noi”, «Il nostro fiore all’occhiello e punto di riferimento per le Marche, che prosegue le sue preziose iniziative e per il quale, per il prossimo triennio, abbiamo previsto nuove progettualità pensate per potenziare il percorso di reinserimento sociale e lavorativo della donna vittima di violenza. Un servizio alla persona particolarmente importante per l’Ats1 e per l’Amministrazione comunale».

Virginia è il nome della protagonista di una canzone scritta da Giacomo Leopardi nel 1819, vittima del primo femminicidio documentato avvenuto nella città di Pesaro. Nel 1819 Leopardi, all'età di 21 anni, legge un fatto di cronaca e decide di trasformarlo in una canzone, che il padre impedì di pubblicare in quanto l’argomento non era degno di essere oggetto di una poesia.
Fu stampata solo nel 1906.Il titolo è "Nello strazio di una giovane donna fatta morire col suo portato per mano e arte di un chirurgo” Leopardi fa una sintesi che attinge dalla cronaca. Racconta di una donna incinta, Virginia, alla quale viene praticato un aborto con la violenza da un chirurgo, che Leopardi presagisce essere l’amato di Virginia. Lui, il quale aveva famiglia e voleva tacitare la questione, pratica alla amante un intervento chirurgico di interruzione della gravidanza durante il quale lei muore in mezzo ad atroci sofferenze. Leopardi definisce “due orsi” l’amante ed il chirurgo che poi spiega essere una sola persona. In questa canzone L. è molto anatomico e descrive gli effetti fisici di questo intervento chirurgico imposto alla donna.Non dà alcuna rilevanza al rapporto clandestino tra i due (anche Virginia aveva una famiglia) ma risalta la tragedia relativa al fatto che la donna viene uccisa dall’uomo che ama.Il tema della poesia è che una donna è uccisa da colui che lei ama.Leopardi esprime sentimenti di solidarietà verso la donna, a lui sconosciuta, in cui si identifica e si immedesima. Si rivolge alla donna come se fosse viva.
Presso la Biblioteca Oliveriana di Pesaro è conservato il manuale dal titolo “Il preteso procurato aborto e successivo omicidio colposo” ragionamento dell’avvocato Lorenzo Romiti di Ravenna, stampato a Pesaro nel 1820.
Si tratta dell’arringa difensiva della difesa dell’imputato, il dott. Lorenzini, dalla quale si evince che quest’ultimo era stato condannato per omicidio in primo grado per poi essere assolto in grado di appello. L’avvocato difensore evidenzia come il medico non potesse essere responsabile della morte di Virginia in quanto era un medico di grande valore ed una persona rispettata da tutti, mentre Virginia era una donna debole, incapace di gestire le proprie emozioni, la quale si trovava in un momento di difficoltà in quanto il marito era lontano. La difesa riesce a smontare sia la perizia eseguita sul cadavere di Virginia, mettendo in discussione la gravidanza ed anche i segni della violenza ritrovati sul corpo di Virginia, sia la principale testimone del processo, ovvero la domestica di Virginia, a cui quest’ultima aveva riferito poco prima di morire di essere stata tradita e abbandonata dal suo amante, il medico Lorenzini. La difesa smonta la testimonianza tacciandola di non essere attendibile in quanto proveniente da una “serva” e “donna”.


 

 
 


Torna all'inizio