La Rete Sismica Nazionale fu istituita all'indomani del catastrofico terremoto dell'Irpinia del 23 novembre 1980. In quella occasione le autorità competenti alla pianificazione degli interventi di prima emergenza non ottennero, dalle istituzioni scientifiche operanti nel campo della sismologia, notizie precise riguardanti l'esatta localizzazione dell'evento e la precisa portata distruttiva del fenomeno. La mancanza di dati disponibili in tempo reale causò un ritardo di molte ore nella determinazione dell'area epicentrale causando, conseguentemente, un ritardo nell'indirizzare i primi soccorsi nelle zone interessate dall'evento.
Fu a tutti chiaro che l'Italia, benchè fosse un paese fortemente sismico, era del tutto sguarnita di un sistema di monitoraggio a scala nazionale efficiente o comunque tale da consentire una tempestiva conoscenza dei principali parametri fisici degli eventi sismici più significativi. A quel punto l'allora Commissario Straordinario della Protezione Civile incaricò l'Istituto Nazionale di Geofisica di realizzare una rete sismometrica a copertura nazionale, con stazioni collegate in tempo reale con un centro unico di raccolta e di elaborazione dati in modo tale che i segnali sismici rilevati e trasmessi attraverso linee telefoniche dedicate, fossero elaborati in modo centralizzato in tempi rapidissimi.
Da un primo nucleo di rete, costituito da sette stazioni collegate alla sede dell'ING di Monte Porzio Catone, si è sviluppato in questi anni un sistema di monitoraggio nazionale che, attualmente, conta circa 100 stazioni. Tutte le stazioni sono collegate alla sede dell'Istituto tramite linee telefoniche dedicate. I segnali sono elaborati in tempo reale presso il centro di calcolo, dove avviene la temporizzazione e la conversione in forma digitale. Una particolare procedura consente in modo automatico il riconoscimento degli eventi sismici, il lancio dei codici di localizzazione e di determinazione della magnitudo e la realizzazione di un archivio degli eventi sismici così registrati.
Prima di allora i dati sismici venivano raccolti ed elaborati presso Osservatori dove degli analisti, una volta interpretati i dati, li inviavano via posta ordinaria presso la Sede dell'Istituto di Roma.
L'esperienza maturata con terremoti catastrofici che si sono verificati in Italia e nel mondo ha insegnato che l'informazione rapida e precisa è uno strumento indispensabile agli Organi di Protezione Civile per organizzare i primi interventi di soccorso nelle zone colpite da un terremoto.
Nel settembre del 1999 è stato istituito il nuovo Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), come Ente di ricerca non strumentale, presso il quale confluiscono l'Istituto Nazionale di Geofisica, l'Osservatorio Vesuviano, nonché alcuni Istituti del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Il nuovo Ente raccoglie, integra e valorizza le competenze e le risorse intellettuali dell'ING. Oltre alle attività istituzionali caratteristiche degli Enti di provenienza, al nuovo Ente sono stati affidati altri importanti compiti di grande rilevanza sociale nel campo della prevenzione delle calamità naturali. Tra questi compiti rientrano la gestione del sistema Poseidon, una rete di sorveglianza della sismicità e dell'attività vulcanica della Sicilia Orientale ed il coordinamento delle attività del Gruppo Nazionale per la Difesa dai Terremoti (GNDT) e del Gruppo Nazionale di Vulcanologia (GNV). Nel settore delle ricerche in campo geofisico, sismologico e vulcanologico quest'opera di riordino ha portato appunto alla creazione dell'INGV che nasce come uno dei più grandi raggruppamenti di ricerca di tutta Europa.